Nota editoriale
DOI:
https://doi.org/10.5347/isonomia.v0i52.284Parole chiave:
verità, prova, giustizia sociale, processo penale, corpo, Stato di diritto, FerrajoliAbstract
Il numero 52 di Isonomía giunge, come il precedente, nel bel mezzo della pandemia per Covid–19. La crisi sanitaria tocca due temi fondamentali, al centro, direttamente o indirettamente, degli articoli che pubblichiamo: il corpo e la verità. Il corpo appare come protagonista di due testi in cui è oggetto di ricerca in due estremi delle sue possibili manifestazioni: ai margini della dimensione ordinaria e quotidiana della corporeità, ci sono, con la loro dignità, corpi di cui non si conosce l’ubicazione – gli spariti – e corpi di cui si sa dove sono ma il cui movimento è limitato e vigilato – i corpi privati della libertà. Tali riflessioni dialogano con il processo penale, perché la reclusione dei corpi è il punto finale di un processo penale, e perché le istituzioni create per la ricerca della verità sui corpi scomparsi hanno messo in discussione l’efficacia del sistema penale tradizionale nel soddisfare il bisogno di conoscere la verità. Altri due testi approfondiscono opportunamente il rapporto, nel processo penale, tra prova e verità. Ma la verità ci riguarda anche rispetto ai valori: in relazione alla gravità delle violazioni dei diritti umani che continuano a caratterizzare le nostre società, l’insistenza sull’esistenza di diritti universali inviolabili continua a causare perplessità, in particolare per quanto riguarda la realizzabilità politica di progetti come quello di Ferrajoli, criticado nell’ultimo testo che si pubblica.
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